sabato 24 ottobre 2009

IRAP, ma...

24/10/09


L'Imposta regionale sulle attività produttive IRAP, è stata istituita con il decreto legislativo 15 dicembre 1997 n.446. L'Irap è stata istituita nell'ambito della riforma della finanza. Con la sua istituzione sono state soppresse: l'Ilor (Imposta locale sui redditi), l’ Iciap, imposta sul patrimonio netto delle imprese, la tassa di concessione governativa sulla partita Iva, il contributo per il servizio sanitario nazionale (tassa della salute), i contributi per l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, il contributo per l'assistenza di malattia ai pensionati, la tassa di concessione comunale e la tosap.

L’IRAP colpisce il valore aggiunto che si è determinato con la produzione e la sua base imponibile si determina con:
Valore della produzione - costi deducibili
* ma tra i costi deducibili non vengono compresi: i costi per il personale fisso e occasionale, la svalutazione dei crediti e le perdite sui crediti, gli interessi passivi sui canoni di leasing.

L'imposta, sin dalla sua introduzione, ha suscitato notevoli polemiche.

Il punto più controverso è quello della non deducibilità del costo del personale; questo meccanismo grava in particolar modo sulle imprese ad alta intensità di manodopera riducendone la redditività rispetto ad imprese dove gli impianti sono preponderanti. Inoltre l'Irap spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente a gravare sulle loro difficoltà.

L'imposta è stata oggetto anche di alcuni ricorsi alla Corte Costituzionale per presunti vizi di costituzionalità. Fino ad oggi la Corte ha respinto tutte le censure dei ricorrenti. Un altro intervento contro l'Irap è stato effettuato presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea che è stata chiamata a decidere se tale tributo fosse in realtà un duplicato dell'Iva. Il ricorso è stato respinto: in data 3 ottobre 2006 la Corte ha dichiarato la compatibilità dell'IRAP col diritto comunitario (sentenza 82/2006).
Sotto il profilo giuridico l’IRAP può essere anche accettata (lo Stato ha poteri ampi in materia fiscale e le decisioni in tale materia rientrano nelle sue competenze), ma quello che non si comprende è l’aspetto politico e sociale

La cosa più allucinante è che sia stata un’imposta inventata da un ministro di sinistra come Visco che oggi interviene nella polemica ricordando che “ L'Irap, e' stata introdotta ''come strumento di razionalizzazione e semplificazione di un sistema tributario deformato e distorto. Non è un'imposta sul reddito delle imprese, ma un'imposta su tutti i redditi riscossa dalle imprese per conto dello Stato. E' anche a prova di elusione''.

Certo i meccanismi di elusione per l’IRAP sono minori rispetto a quelli che gli imprenditori mettono in campo ai fini delle imposte sul reddito, ci sono meno scuse nelle stime di perdite e molte aziende che riescono ad occultare i loro redditi debbono sempre pagare qualcosa per l’RAP; ma non possono essere sottovalutate le critiche e il malessere prodotto dal questa imposta.
Le critiche maggiori all’IRAP sono sempre venute dalle piccole imprese e specialmente da quelle imprese marginali spesso in difficoltà, che si sono trovate a pagare l’IRAP anche in presenza di effettive perdite. Ma dovevano essere rivolte a Visco anche delle critiche ben più serrate dal mondo operaio e dalla sinistra: il meccanismo dell’IRAP spinge le imprese a diminuire le spese del personale aumentando le spese per i macchinari che sono sempre tutte deducibili; non è certo un meccanismo impositivo a favore dello sviluppo dell’occupazione.
L’IRAP sembra una imposta inventata, non da un ministro della sinistra, ma dalle aziende più grandi, che non hanno tanti problemi di marginalizzazione, che sono sempre propense a capitalizzare con nuovi investimenti in macchinari e tecnologie a tutto discapito delle aziende più piccole e marginalizzate.

Allora perché la sinistra con Visco inventa l’IRAP; perché trattasi di una sinistra che non ha il coraggio di mettere mano ad imposte patrimoniali, che ha voluto portare avanti il suo impegno di riforma del sistema fiscale ma che è stata sensibile alle istanze delle grandi e medie aziende.
Gli stessi sindacati non hanno osteggiato questa imposta perché l’hanno giudicata poco pericolosa per le grandi e medie aziende dove sono occupati i lavoratori più sindacalizzati, perché non andava a pesare sui pensionati e perché era lontana come meccanismo impositivo dalla percezione diretta che ne potevano avere i lavoratori dipendenti.
La stessa Confindustria per tanti anni, pur criticando l’imposta, non ha mai considerato la sua eliminazione come una questione principale.
Chi ha criticato ferocemente questa imposta sono stati i piccoli imprenditori marginali, gli artigiani, e a livello politico un partito come la Lega nord che trovava tra questi un fertile terreno di adesioni nel cosiddetto profondo nord. Oggi la stessa Lega però non vuole premere sull’acceleratore della eliminazione dell’IRAP e vuole attendere il completamento della cosiddetta riforma fiscale federale; l’IRAP, infatti, è un’imposta che crea un introito per le regioni che debbono decollare con la loro autonomia impositiva.
C’è da aspettarsi, dunque, che ogni riforma sull’IRAP sarà lenta, 38 miliardi non si sostituiscono facilmente e non si può certo mettere a rischio il servizio sanitario pubblico.

Ma a parte questo momento contingente sull'IRAP occorre fare una riflessione sull’intero meccanismo impositivo in Italia.
Riguardo alla differenza tra contribuzione obbligatoria per servizi specifici ed imposte generali per il mantenimento dello Stato credo sia meglio che venga lasciata una esplicita differenzazione.
Il contributo per il servizio sanitario è meglio che abbia una sua denominazione specifica, poiché trattasi non di una imposta generica per il mantenimento dello Stato e delle sue strutture centrali e periferiche, ma di un contributo per un servizio specifico che va evidenziato ai cittadini anche per la sua preziosità e per il suo obbligo di partecipazione, allo stesso modo dei contributi che vengono chiesti per l’assicurazione obbligatoria per la previdenza pensionistica.
Riguardo poi all’insieme delle imposte va fatto un discorso di equilibrio impositivo, le imposte debbono gravare su tre aspetti della ricchezza: quella del patrimonio (ricchezza che si è consolidata); quella del reddito (ricchezza che si produce nell’impiego dei mezzi di produzione e nel lavoro); quella del consumo (ricchezza che si evidenzia in atti di consumo). In Italia la politica fiscale ha preferito il reddito e il consumo; il reddito meno soggetto all’evasione è stato quello dei lavoratori dipendenti e questi hanno sopportato il peso più elevato dell’imposizione fiscale con la ritenuta alla fonte e con l’IVA sui prodotti come consumatori finali. In Italia, sia la destra che la sinistra non hanno voluto prendere in considerazione neanche lo studio di imposte patrimoniali; l’unica imposta patrimoniale che regge è l’ICI, tra l’altro fortemente attaccata dall’ultimo Governo; la stessa IVA, che tempi addietro veniva sventagliata con aliquote diversificate tra prodotti di lusso e beni di necessità, si è appiattita su una applicazione generica del 20%.
La modifica dell’IRAP o la sua eliminazione dovrebbe dare inizio a un regime impositivo più equo e non rispondere solo alla generica richiesta di pagare meno “tasse”. Si possono pagare meno "tasse" se si riducono le spese inutili: gli stipendi estremamente elevati di politici e burocrati di Stato; quelli di conduttori televisivi; quelli di Generali e Magistrati; eliminando i costi di amministrazione delle Province; dei piccoli comuni da aggregare in modo più efficiente; delle consulenze super pagate. Non si possono ridurre le tasse distruggendo servizi essenziali preziosi per la collettività: servizio sanitario, previdenza pensionistica, scuola pubblica, sicurezza. Infine, il dibattito sulle questioni fiscali deve essere reso comprensibile ai cittadini perché dalla confusione su questo argomento deriva la peggiore politica.
francesco zaffuto

(immagine “mha!....boh!” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/ )


Nessun commento:

Posta un commento