mercoledì 21 luglio 2010

La Milano da bere al veleno


La nuova Milano da bere può essere al veleno; veleno che può comodamente uscire dai rubinetti delle case, può accadere in quello che doveva esser il quartiere modello della nuova Milano, Santa Giulia.
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/07/20/milano-cromo-nei-terreni-di-santa-giulia-acque-avvelenate-sequestrata-larea/42222/

La vecchia Milano che io ricordo, anche se già allora era preda di tanti gaglioffi, era bilanciata dal rumore dei grandi bidoni di latta che gli operai facevano rullare nelle manifestazioni.
Di quelle fabbriche è rimasto ben poco, sono diventate tutte terreni adibiti alla speculazione edilizia, da Sesto a Lambrate, da Rho fino a Pero.
Nessuna nostalgia, perché in quelle fabbriche spesso si distillava veleno e gli operai stavano a stretto contatto con quelle sostanze. Ma i grandi capitalisti milanesi, esperti dei migliori vini pregiati e dei consumi più esclusivi di via Montenalpoleone, scoprirono che era più comodo esternalizzare fabbriche e veleni; gli operai dell’est e del sud del mondo non potevano certo fare sentire quell’assordante rumore di tamburi di latta e nel contempo tutte le aree abbandonate diventavano terreni edificabili a prezzi da capogiro; un duplice affare. Coloro che erano sensibili a tali duplici affari, avendo spesa tutta la sensibilità nella conta del denaro, non potevano certo essere sensibili alla bonifica di quei terreni avvelenati; basta coprire tutto con un po’ di cemento ... e occhio che non vede, cuore che non duole. Su via... con i nuovi quartieri.... approfittiamo anche di una mano d’opera edile a basso costo fatta di extracomunitari disperati.
La Milano da bere se la sono bevuta e mangiata tutta ... scusate... non voglio essere oracolo di miseria... c’è ancora da rosicchiare qualcosa con l’Expo.
La nuova Milano non ha più quell’assordante rullo dei tamburi di latta degli operai delle grandi fabbriche; è una Milano più composta nella sua disperazione, qui oggi si può rimanere silenziosamente disoccupati con un paio di titoli di studio in tasca, ti chiedono un ottimo inglese per fare il cameriere.
21/07/10 francesco zaffuto

(visto che d’estate fa caldo, scusate se i commenti saranno inseriti con un po’ di ritardo, saluti)

3 commenti:

  1. Trovo molto bella questa immagine del bilanciamento e concordo...lo ricordo anch'io, quel rullio. Le recenti parentesi speculative in tema di Expo, la infinita polemica sui terreni e sul loro prezzo, dimostrano quanto vero sia quel che dici.
    A questo dobbiamo aggiungere il fatto che il Nord e Milano in particolare non sono affatto esenti da interessi oscuri e molto simili a quelli che si muovono in tutto il sud, in fondo.
    Lo scandalo "Santa Giulia" dimostra quanto connivenza e cecità abbiano accompagnato gli anni del pragmatismo e della "governabilità" craxiana , di cui in fondo questi che attraversiamo sono complemento e continuazione.

    Però amico mio ho davvero parlato sin troppo di politica e non m'appartiene. Vorrei porre adesso l'accento sull'aspetto umano di quel rullio, ch'era orgoglio e cultura, identità e controllo, mentre oggi questo silenzio mi dà una sensazione di sconforto, di solitudine, mi guardo attorno e vedo paura, rassegnazione e anime vendute per un piatto di lenticchie.
    Da bere, come dici tu, è rimasto molto poco e forse, per parafrasare Benigni e Troisi..."Non ci resta che piangere".

    Un caro saluto.
    Namastè

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  2. Non importa per il ritardo dei commenti, ci mancherebbe... (p.s. via Montenapoleone o si scrive come lo hai scritto tu?)

    L'articolo fa riflettere, tu d'altronde sei maestro in questo, te lo riconosco, da quando seguo il blog non ho mai letto nulla di banale o scontato. Questo parallelismo tra la vecchia Milano e quella di oggi, con similitudini e differenze è un pochino un microcosmo dell'Italia che racchiude in se tante realtà identiche o comunque molto simili, dove pochi magnaccioni vanno avanti distruggendo e speculando sulle spalle di una classe "proletaria" (che oramai va messa tra le virgolette perchè di prole ce n'è poca, ma debiti sempre più) radicalmente cambiata.

    Saluti Francesco, dal Rospo.

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  3. se la bonifica delle areee inquinate, la facessero direttamente gli inquinatori con le loro manine, se l'acqua inquinata fosse l'unica acqua che questi possono bere, se il sequestro dei loro beni fosso immediato e irreversibile, se la giustizia li giudicasse prima di tuti gli altri... e soprattuto li condannase a vivere sui siti inquiniti fino alla fine dei loro giorni, forse, qualcuno, starebbe più attento e accorto

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