venerdì 31 ottobre 2014

Torna al Comune il Sindaco di strada


De Magistris come Sindaco di strada è durato solo un mese e il TAR lo reintegra al Comune.
Il TAR ha ritenuto fondate le motivazioni di De Magistris ed ha rinviato il quesito sulla retroattività della Legge Severino alla Corte costituzionale. 
 In pratica De Magistris è riuscito ad ottenere quello che chiedeva Berlusconi, la sospensione del provvedimento di espulsione dalla Camera in attesa di un verdetto della Corte. 
 La differenza tra il caso Berlusconi e quello De Magistris è data dal fatto che la sentenza di Berlusconi è definitiva e quella De Magistris solo di primo grado; ma in qualche modo la decisione del TAR in favore di De Magistris rilancia l’immagine di vittima di Berlusconi.

lunedì 27 ottobre 2014

Grillo e la morale della Mafia

Placido Rizzotto

Grillo choc a Palermo: «La mafia aveva una sua morale ma è stata corrotta dalla finanza»
 Basta ricordare a questa “emerita testa” che quando la mafia aveva una sua “condotta morale” accadeva che: Giuseppe Letizia (Corleone, 1935  Corleone, 11 marzo 1948) è stato un giovane pastore, vittima della mafia. All'età di 13 anni assistette all'omicidio del sindacalista Placido Rizzotto, ucciso il 10 marzo 1948 da Luciano Liggio, luogotenente di Michele Navarra, capomafia di Corleone. La notte in cui avvenne il delitto, Giuseppe Letizia era nelle campagne corleonesi ad accudire il proprio gregge. Il giorno seguente fu trovato delirante dal padre, che lo condusse all'ospedale Dei Bianchi diretto da Navarra. Lì, il ragazzo, in preda di una febbre alta, raccontò di un contadino che era stato assassinato nella notte. Curato con un'iniezione, morì ufficialmente per tossicosi, sebbene si ritenga che al ragazzo possa essere stato somministrato del veleno.



domenica 26 ottobre 2014

Doppio lutto per la giustizia umana

Doppio lutto per la giustizia umana

lutto perché è stata impiccata una ragazza che aveva compiuto un delitto per paura di essere violentata

lutto perché si accetta ancora la vendetta come sistema di giustizia trasformando i familiari in altri assassini.

Alla fine la mobilitazione del mondo e gli appelli per fermare l’esecuzione non sono bastati. Reyhaneh Jabbari è stata impiccata. La giovane iraniana, condannata a morte nel 2009 per l’uccisione di un uomo che voleva stuprarla, è stata giustiziata a mezzanotte nel carcere di Teheran dove era rinchiusa, nonostante la campagna internazionale lanciata per salvarla.
Il perdono della famiglia della vittima avrebbe salvato la ragazza, ma per farlo il figlio dell'uomo ucciso aveva chiesto che Reyhaneh negasse di aver subito un tentativo di stupro. Lei si è sempre rifiutata di farlo.
All’esecuzione erano presenti i genitori di Reyhaneh e il figlio della vittima che, secondo quanto riferito da fonti della famiglia della giovane, avrebbe tolto lo sgabello da sotto i piedi della ragazza.

E necessaria una grande battaglia culturale in cui debbono cimentarsi tutti intellettuali del mondo laico, tutti gli intellettuali del mondo cristiano ed ebraico, tutti gli intellettuali del mondo islamico, una battaglia per la pace e per trovare i punti comuni di una civiltà per l'essere umano; una civiltà capace di prendere dal passato il meglio ma avendo il coraggio di abbandonare tutto ciò che è capace di generare male, equivoco, sofferenza. 

venerdì 24 ottobre 2014

L’ergastolo è una pena di morte coperta


Papa Francesco dice finalmente parole chiare, esplicite, e ben definitive,  sulla abolizione della pena di morte;  e si pronuncia per l’abolizione dell’ergastolo considerandolo una pena di morte coperta.  Sono passati tanti anni e finalmente  il Vaticano sposa  la concezione rieducativa della pena di Beccaria.
Interessante il pronunciamento del Papa sui reati di corruzione . “La corruzione – afferma il Papa – è un male più grande del peccato” che “più che perdonato”, “deve essere curato”: "La sanzione penale è selettiva. È come una rete che cattura solo i pesci piccoli, mentre lascia i grandi liberi nel mare. Le forme di corruzione che bisogna perseguire con [la] maggior severità sono quelle che causano gravi danni sociali, sia in materia economica e sociale – come per esempio gravi frodi contro la pubblica amministrazione o l’esercizio sleale dell’amministrazione – come in qualsiasi sorta di ostacolo frapposto al funzionamento della giustizia con l’intenzione di procurare l’impunità per le proprie malefatte o [per] quelle di terzi”. Al tirare delle somme, Papa Francesco esorta i penalisti ad usare il criterio della “cautela” nell’applicazione della pena”. 


immagine – fogli del libro Dei delitti e delle pene con l’immagine di Beccaria

sabato 18 ottobre 2014

L’andamento della febbre 15-17 ottobre

Ci comunicano costantemente
lo stato della nostra febbre
Borsa di Milano
15 ottobre Il Ftse Mib ha subito un tonfo del - 4,44%
16 ottobre   il Ftse Mib chiude a -1,21%
17 ottobre il Ftse Mib ha complessivamente recuperato con un + 3,42%
Con il dato del 17 ottobre ci dicono che siamo ritornati a stare bene.
Se osserviamo con attenzione,  e sommiamo i dati negativi del 15 ottobre insieme a quelli del 16 ottobre, abbiamo un meno 5,65% che non si può dire pienamente recuperato da un più 3,42%.
Cosa è accaduto: nulla. Ma su quel nulla chi ha speculato al ribasso ha guadagnato qualche miliardo.
15 ottobre,  già si sapeva che stavamo male, arriva qualche notizia che dice che si può stare peggio (andamento non brillante dei consumi in USA e andamento negativo dell’economia in Grecia, cose che già si sapevano);  parte una ondata di vendite, si scatena una speculazione a ribasso.
17 ottobre – le cose stanno come prima, si sta male come sempre; però  gli speculatori che avevano venduto ormai si sono accontentati della caduta e ritornano a comprare a prezzi  più bassi, ovviamente ci hanno guadagnato.  Certo hanno perso quelli che hanno venduto sbagliando i tempi, qualcuno ci ha perso, forse globalmente tutta l’economia ci ha perso,  ma cosa importa, l’importante è l’illusorio miglioramento della febbre.
18/10/2014 francesco zaffuto

Immagine – un vecchio termometro

martedì 14 ottobre 2014

Renzi e la sterilizzazione dell’IRAP

Renzi ha annunciato
via la componente lavoro dell’Irap che vale 6,5 miliardi
O.K.
Ben venga la sterilizzazione dell’IRAP dai costi del lavoro,
questo blog ne ha parlato più volte
Lo faccia Presidente, ma lo faccia veramente.
Deve, comunque,  trovare il modo di non scoprire
le entrate che servono per il servizio sanitario nazionale
visto che l’IRAP fu istituita (da Visco “geniale ministro”) a sostegno
della spesa sanitaria

Qualche nota su l’IRAP

L'Imposta regionale sulle attività produttive IRAP, è stata istituita con il decreto legislativo 15 dicembre 1997 n.446. L'Irap è stata istituita nell'ambito della riforma della finanza. Con la sua istituzione sono state soppresse: l'Ilor (Imposta locale sui redditi), l’ Iciap, imposta sul patrimonio netto delle imprese, la tassa di concessione governativa sulla partita Iva, il contributo per il servizio sanitario nazionale (tassa della salute), i contributi per l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, il contributo per l'assistenza di malattia ai pensionati, la tassa di concessione comunale e la tosap.

L’IRAP colpisce il valore aggiunto che si è determinato con la produzione e la sua base imponibile si determina con:
Valore della produzione meno i costi deducibili
ma tra i costi deducibili non vengono compresi: i costi per il personale fisso e occasionale, la svalutazione dei crediti e le perdite sui crediti, gli interessi passivi sui canoni di leasing.

L'imposta, sin dalla sua introduzione, ha suscitato notevoli polemiche.
Il punto più controverso è quello della non deducibilità del costo del personale; questo meccanismo grava in particolar modo sulle imprese ad alta intensità di manodopera riducendone la redditività rispetto ad imprese dove gli impianti sono preponderanti. Inoltre l'Irap spesso viene pagata dalle imprese anche in presenza di una perdita di esercizio andando ulteriormente a gravare sulle loro difficoltà.

L’imposta fu inventata da un ministro di sinistra come Visco che così l’ha descritta: ''come strumento di razionalizzazione e semplificazione di un sistema tributario deformato e distorto. Non è un'imposta sul reddito delle imprese, ma un'imposta su tutti i redditi riscossa dalle imprese per conto dello Stato. E' anche a prova di elusione''.

Certo i meccanismi di elusione per l’IRAP sono minori rispetto a quelli che gli imprenditori mettono in campo ai fini delle imposte sul reddito, ci sono meno scuse nelle stime di perdite e molte aziende che riescono ad occultare i loro redditi debbono sempre pagare qualcosa per l’RAP; ma non possono essere sottovalutate le critiche e il malessere prodotto dal questa imposta.
Le critiche maggiori all’IRAP sono sempre venute dalle piccole imprese e specialmente da quelle imprese marginali spesso in difficoltà, che si sono trovate a pagare l’IRAP anche in presenza di effettive perdite. Ma dovevano essere rivolte a Visco anche delle critiche ben più serrate dal mondo operaio e dalla sinistra: il meccanismo dell’IRAP spinge le imprese a diminuire le spese del personale aumentando le spese per i macchinari che sono sempre tutte deducibili; non è certo un meccanismo impositivo a favore dello sviluppo dell’occupazione.
L’IRAP sembra una imposta inventata, non da un ministro della sinistra, ma dalle aziende più grandi, che non hanno tanti problemi di marginalizzazione, che sono sempre propense a capitalizzare con nuovi investimenti in macchinari e tecnologie a tutto discapito delle aziende più piccole e marginalizzate.

Allora perché la sinistra con Visco inventò l’IRAP; perché trattasi di una sinistra che non aveva il coraggio di mettere mano ad imposte patrimoniali.
Gli stessi sindacati non hanno osteggiato questa imposta perché l’hanno giudicata poco pericolosa per le grandi e medie aziende dove sono occupati i lavoratori più sindacalizzati, perché non andava a pesare sui pensionati e perché era lontana come meccanismo impositivo dalla percezione diretta che ne potevano avere i lavoratori dipendenti.
La stessa Confindustria per tanti anni, pur criticando l’imposta, non ha mai considerato la sua eliminazione come una questione principale.
Chi ha criticato ferocemente questa imposta sono stati i piccoli imprenditori marginali, gli artigiani.
Complessivamente l’IRAP fa incassare allo Stato 38 miliardi, entrate che non si sostituiscono facilmente e non si può certo mettere a rischio il servizio sanitario pubblico.
Sterilizzare l’IRAP dai costi del lavoro può essere un primo ed ottimo passo.
Renzi dice che questo passo può avere un costo di 6,5 miliardi, se non crea difficoltà nella spesa sanitaria ben venga questo passo.
14/10/14 francesco zaffuto


(immagine “mha!....boh!” fotocomposizione © liborio mastrosimone http://libomast1949.blogspot.com/ )

giovedì 9 ottobre 2014

Da Montesquieu a Renzi

« Il potere esecutivo deve essere nelle mani d'un monarca perché questa parte del governo, che ha bisogno quasi sempre d'una azione istantanea, è amministrata meglio da uno che da parecchi; mentre ciò che dipende dal potere legislativo è spesso ordinato meglio da parecchi anziché da uno solo.   ……….
« Il potere esecutivo, come dicemmo, deve prender parte alla legislazione con la sua facoltà d'impedire di spogliarsi delle sue prerogative. Ma se il potere legislativo prende parte all'esecuzione, il potere esecutivo sarà ugualmente perduto. Se il monarca prendesse parte alla legislazione con la facoltà di statuire, non vi sarebbe più libertà. 
Questi sono brani che ho recuperato in fretta dallo “Spirito delle leggi” di Montesquieu.
Cosa potrebbe dire il filosofo, teorico della democrazia moderna,  della seduta di ieri al Senato che si è conclusa in tarda notte con un voto di 165 sì e 111 no, e che ha approvato una Legge delega attraverso il meccanismo della fiducia al Governo???
Sarebbe necessaria una seduta spiritica. Ma non avendo alcuna capacità sullo spiritismo provo ad elencare solo un po’ di fatti.
La Legge delega è un atto con cui il Parlamento si spoglia volontariamente in parte delle sue facoltà legislative.
La Legge delega può fissare dei  paletti all’esecutivo sul suo modo di operare, quindi il Parlamento nell’approvarla non rinuncia in toto al suo potere legislativo.
 Il Governo ha presentato una Legge delega sulla delicata materia del lavoro ed ha  fissato egli stesso i paletti che ha preferito.
In Parlamento sono stati presentati circa 700 emendamenti alla Legge delega.
Il Governo ha posto la fiducia sulla Legge delega, in pratica un: “se non mi date la delega con i paletti che io stesso pongo IO me ne vado”.
 Il Parlamento si esprime non più sulla Legge delega ma sul fatto di avere o non avere il Governo in un particolare momento della vita politica. Si esprime su una possibile crisi istituzionale,  si esprime su una possibile nuova tornata elettorale. Il Parlamento sceglie se morire o continuare a vivere con poteri dimezzati.
Vince ovviamente una maggioranza, piange ovviamente una minoranza.
 La vincente maggioranza, quando in passato era minoranza presentava  qualche volta circa 700 emendamenti.
 Forse la soluzione per la futura Democrazia potrebbe essere di presentare in Parlamento emendamenti limitati e accettare il confronto sui singoli temi, sarebbe necessaria una riunione spiritica di Grasso, Boldrini e capigruppo parlamentari che evochi lo spirito di Montesquieu.
09/10/14 francesco zaffuto

sabato 4 ottobre 2014

TARI, pochi buoni e tanti cattivi


L’ottava indagine del Centro ricerche della Federconsumatori ci illumina sui particolari risultati della TARI (la tassa sui rifiuti urbani applicata dai comuni che un tempo si chiamava TARSU)
leggendo troviamo che:
dal 2010 al 2012 questa tassa ha avuto un aumento del 22%;
mediamente in Italia una famiglia di tre persone che occupa 100 mq paga annualmente 284 euro;
una famiglia che abita a Cremona (comune più virtuoso) paga 136 euro l’anno, una famiglia che abita a Cagliari (comune meno virtuoso) paga 532 euro l’anno;
sul fronte delle variazioni in 4 anni si scopre che il comune di Cremona ha diminuito la tassa del -14%, mentre il comune di Reggio Calabria ha aumentato la tassa del +165%.
Particolare il risultato di Napoli che registra nei 4 anni una diminuzione della tassa del -8%, ma continua a restare uno dei comuni più cari con un’imposta media annua di 463 euro.
Più dettagli su
http://www.federconsumatori.it/ShowDoc.asp?nid=20141003124047

 Sinteticamente si potrebbe dire che a fronte di qualche comune virtuoso la maggior parte dei comuni italiani non sono virtuosi. Inoltre, molti comuni che hanno lanciato la raccolta differenziata non relazionano bene ai propri cittadini sui risultati della raccolta e la tassa sui rifiuti viene confusa e gravata di orpelli comunali non ben distinti.  I cittadini hanno bisogno di misurare bene quanta immondizia producono loro, quanto si può risparmiare con la raccolta differenziata, e quanto spreco producono i consiglieri comunali con la loro incapacità.

04/10/14 francesco zaffuto

venerdì 3 ottobre 2014

Requisiti per essere membri della Corte costituzionale


Continuano in Parlamento in seduta comune le votazioni per i membri della Corte costituzionale ed è ancora fumata nera. Intanto viene sollevato un problema di non poco conto: uno dei candidati più volte ripresentato, Violante, secondo il Movimento 5 stelle non ha i requisiti per rivestire la carica.
Riguardo i requisiti per la carica di giudici della Corte costituzionale esiste una sola fonte, l’art. 135 della Costituzione che così recita
Art. 135
La Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento in seduta comune e per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria ed amministrative.
I giudici della Corte costituzionale sono scelti tra i magistrati anche a riposo delle giurisdizioni superiori ordinaria ed amministrative, i professori ordinari di università in materie giuridiche e gli avvocati dopo venti anni d'esercizio.

Sulla ipotesi di mancanza dei requisiti di Violante ecco cosa appare il 2 ottobre su un quotidiano nazionale.
“Per prima cosa”, spiega Toninelli a ilfattoquotidiano.it, “non è mai stato magistrato di giurisdizioni superiori (Cassazione, Consiglio di Stato, Corte dei Conti o Corte costituzionale), né avvocato. Inoltre lui è stato ma non è più professore ordinario di università in materie giuridiche. Infatti la legge per quest’ultimo caso non specifica l’opzione ‘anche a riposo’. Motivo per cui lui è automaticamente fuori dai giochi”. Violante risulta professore ordinario fino al 2009 presso l’Università di Camerino, anno in cui va in pensione come conferma l’ateneo a ilfattoquotidiano.it. Ma anche precedentemente, risulta essere stato in aspettativa da parlamentare. “È vero”, specifica il deputato, “che alcuni giudici della Corte, anche tra quelli attualmente in attività, non erano in ruolo quando sono stati eletti: ma essi sono professori emeriti, ovvero ordinari che abbiano prestato almeno venti anni di servizio nella qualifica e in virtù di tale titolo essi continuano a svolgere attività didattica e coordinare progetti di ricerca, cioè l’attività propria dei professori ordinari di università”. E la carica di professore emerito deve essere conferita da un’università in base a una legge specifica e Violante non risulta averla mai ottenuta. Né dai suoi curriculum ufficiali pubblici risultano altre docenze in corso.

 Ora visto che la Costituzione prevede in materia di Corte costituzionale prevede ruoli distinti del Presidente della Repubblica, del Parlamento e del consiglio delle magistrature,  viene da chiedere ai Presidenti Boldrini e Grasso, e allo stesso Violante, un chiarimento immediato sul possesso dei requisiti dei candidati prima di procedere a nuove votazioni.
03/10/14 francesco zaffuto


giovedì 2 ottobre 2014

Sindaco, ma di quale rione …


 Quando De Magistris dice che farà il sindaco di strada forse pensa al grande Eduardo, andare a rivestire un ruolo di prestigio  anche senza avere una carica istituzionale; ma il paragone è un poco diverso, e nei fatti si tratta di ripetere una sceneggiata ben più moderna , quella di Berlusconi.  
 “Si deve dimettere” hanno consigliato tutti i benpensanti;  ma il De Magistris sa che chi si è dimesso poi è politicamente scomparso e solo chi ha reagito a muso duro è riuscito a restare nell’agone polito.
 Quando De Magistris fu eletto sindaco a Napoli  dal blog la crisi 2009 salutai l’evento come un fatto positivo; di cosa ha fatto De Magistris per Napoli non so un gran che, i giornali ne hanno parlato ben poco, ma pare che a Napoli sia scomparsa l’immondizia per strada.    
 Oggi De Magistris è accusato per fatti accaduti prima del suo ruolo di sindaco risalenti a quando era magistrato, c’è una sentenza per abuso di ufficio, non è poca cosa anche se trattasi di sentenza di primo grado, un altro magistrato come lo era lui lo ha condannato.  Non si dimette, sa di scomparire, preferisce essere sospeso e fare politica in strada,  gioca la carta del parlate pure di me, e se ne parlate è tutta pubblicità.
 Ma di quale partito è De Magistris? Non ha un partito privato come Berlusconi e non ha certo la forza economica per costruirselo,  ha solo una fama mediatica che non vuole perdere, sarà difficile.  Ma la vera  difficoltà resta per noi elettori al momento del voto; forse è opportuno capire ogni giorno cosa vogliamo e dire cosa vogliamo a gran voce,  e non solo limitarci alla delega in bianco al partito “quasinnocente”;  per noi il problema è molto più grande perché i politici non solo ci necessitano innocenti ma anche capaci di fare qualcosa di giusto e di utile.

03/10/14 francesco zaffuto
immagine - una antica foto di Eduardo De Filippo  nel dramma “Il sindaco del rione Sanità” e qui il collegamento youtube a un breve episodio del dramma: 
la carta